Un po’ di informazione

Pochissimi sanno che i contadini indiani da novembre assediano Nuova Delhi; ancora meno persone sanno il perché.

Pochissimo sanno che in Colombia, da più di un mese, ci sono grandi e piccole manifestazioni in ogni città, e scontri con la polizia che hanno provocato fino ad oggi sessanta morti, cinquecentoquarantotto scomparsi al 9 maggio, migliaia di feriti. Senza che i governi occidentali gridassero allo scandalo, al genocidio, alla violazione dei diritti umani. Solo qualche sussurro di circostanza, come si sgrida un bambino che fa i capricci.

Non lo sapevate perché chi dovrebbe informarvi, televisioni, radio, giornali, sono al servizio di chi ha interesse a ingannarvi, stordirvi, nascondere la verità, “plasmarvi” in modo che agevoliate i loro progetti, i progetti del globalcapitalismo, e che assolutamente non li intralciate; in modo che rafforziate il loro potere, invece di combatterlo e svuotarlo.

Non lo sapevate perché i motivi delle lotte dei contadini indiani e del popolo colombiano sono proprio quei progetti. Gli stessi che hanno reso necessaria una falsa pandemia e dei falsi vaccini, ma ambedue con delle vere vittime; gli stessi motivi che hanno reso necessaria una vera dittatura ma camuffata da emergenza sanitaria.

Sono i motivi che spingono ad accelerare la Quarta Rivoluzione Industriale, una vera e definitiva distruzione ambientale ma fatta passare per “rivoluzione verde”.

In questa Quarta Rivoluzione Industriale c’è lo sterminio economico e sociale di tutti i contadini rimasti, ed è ciò che si tenta di realizzare in India, con la complicità del sicario-governo Modi, e questo sterminio socioeconomico comporterà il macello della biodiversità agricola e naturale. Ecco cos’è il green new deal delle multinazionali, del Forum Economico Mondiale. I contadini indiani, accampati da sette mesi tutt’intorno a Nuova Delhi, sono in lotta contro la definitiva liberalizzazione del mercato agricolo in India: finora in quel paese c’erano prezzi minimi regolati da leggi statali per i prodotti agricoli; questo permetteva la sopravvivenza di milioni di piccoli e medi contadini, di milioni di famiglie e villaggi. Ora una legge vuole eliminare quel minimo argine, aprire le porte ai saccheggiatori delle multinazionali che, come fanno da decenni, inondando il mercato di prodotti a prezzi più bassi, magari anche sottocosto, decreterebbero l’estinzione della millenaria agricoltura indiana, la rovina di decine di milioni di indiani.

Con il pretesto della “pandemia”.

In Colombia le rivolte sono determinate dall’aumento dell’IVA per tutti e di altre tasse per il ceto medio, in un paese dove la dittatura pandemica ha rovinato e fatto chiudere mezzo milione di piccole attività, e adesso, dice il governo, la riforma fiscale è necessaria per rimpinguare le casse dello Stato.

Con il pretesto della “pandemia”.

Con il pretesto della “pandemia” stiamo assistendo a un accentramento senza precedenti delle fonti di reddito, cioè economiche, con tutti i mezzi di produzione consegnati nelle mani delle multinazionali; oltre che all’eliminazione di tutti i limiti posti finora al mercato globale, sia ambientali che sanitari e sociali. Non più intralci, non più dilazioni, non più democrazia, non più anche minima redistribuzione del reddito.

Pochi sanno che in maggio, in India, negli stati di Orissa e del Bengala Occidentale, a causa delle alluvioni sono state evacuate un milione e mezzo di persone. Rimaste senza casa, con i raccolti distrutti. E magari, con venti a centocinquanta chilometri l’ora, possiamo presumere che ci siano stati dei morti, di quelli che è meglio non vedere.

Che in Kenia, a causa delle alluvioni, quarantamila persone hanno perso case e raccolti e una decina hanno perso, ufficialmente, la vita.

Che in Indonesia, per lo stesso motivo, migliaia di persone hanno perso case e raccolti, ma erano gente dei villaggi e nulla sappiamo della loro sorte.

Che, sempre in maggio, le alluvioni hanno colpito quattordici province iraniane, lasciando case negozi campi inondati, dieci cadaveri ritrovati e altri scomparsi, strade e linee elettriche distrutte.

Ma non allarmatevi, non è niente di eccezionale. Nei mesi precedenti sono successi disastri molto peggiori. Dopotutto, maggio è un mese tranquillo. E questa è la “normalità” di un pianeta sconvolto dal precipitoso riscaldamento climatico creato dal glorioso sviluppo del capitalismo. E, dunque, non è un’emergenza.