13/01/2025
di Sonia Savioli
L’aspetto de “La fedeltà del cantore” è un po’ cambiato e il motivo è semplice: ho scoperto che WIX, la piattaforma che lo ospitava, è un’azienda israeliana, e l’ho abbandonata. Quello che sta succedendo a Gaza sarà la vergogna di questo secolo: una vergogna incancellabile, che imbratta prima di tutto i politici dei paesi dominanti, rendendo ancora più evidente il loro opportunismo criminale, la loro meschina vigliaccheria, la loro depravazione disumana. Ma vergogna anche per tutti noi, se non agiamo per fermare il genocidio.
Quello che Israele sta facendo indica una precisa volontà di annullamento della popolazione palestinese; uno sterminio brutale ed insensato, pervicacemente perseguito con una crudeltà crescente. Una crudeltà che non può che intossicare e far degenerare il suo stesso popolo. Bombardare ospedali e campi profughi, torturare medici e infermieri, affamare bambini, impedire che un popolo possa dissetarsi, che i feriti possano essere soccorsi, non è solo guerra, è massacro e sterminio, è malvagità fine a sé stessa. E noi assistiamo impotenti, impotenti abbiamo festeggiato il Natale, che dovrebbe essere festa di pace e di condivisione, di speranza in un rinnovarsi delle stagioni e della vita.
A Natale del 1968 eravamo davanti alle chiese, affollate per la Messa di mezzanotte, a distribuire volantini contro la guerra nel Vietnam. La notte di Capodanno, a quel tempo senza petardi e fuochi d’artificio, eravamo per le strade ad attaccare sui muri manifesti contro la guerra nel Vietnam. Questo non ci impediva di festeggiare, di aprire bottiglie di spumante e brindare alla vittoria del Vietnam, abbracciarci e cantare insieme. Ci permetteva, anzi, di sentirci vivi e utili, di essere pieni di speranze e di fraterno fervore.
Cosa è successo da allora per renderci abulici, rassegnati, inerti e disperati?
C’è stata l’orgia consumista iniziata negli anni ottanta, che convinse molti di coloro che fino allora si erano opposti al capitalismo che, dopotutto, il nostro fosse il miglior mondo possibile. Rendendosi ciechi di fronte alla globalizzazione neocolonialista, che distruggeva paesi e popoli di Africa, Asia e America Latina, permettendoci l’orgia consumista.
C’è stata la televisione degli infiniti canali ventiquattrore su ventiquattro, formidabile strumento di ipnosi di massa, capace di determinare i comportamenti quotidiani di milioni di persone in ogni loro aspetto: dagli acquisti alla dieta, dalle vacanze agli svaghi, al linguaggio, ai rapporti umani. Capace di modificare e determinare idee, pensieri e persino sentimenti, di annichilire le capacità intellettive di milioni di persone, condizionandole come mai prima era successo nella storia; disintegrando storia e tradizione, conoscenza e cultura, spirito critico e buonsenso, decenza e rispetto.
E infine c’è stata internet, un crescendo di isolamento umano e bombardamento infinito di notizie, filmati, pubblicità, fino al suo strumento più distruttivo e pervasivo: lo scemofono. Con esso sono cresciuti e diventati sempre più insensati i cosiddetti “social”. Le reti sociali che intrappolano masse di gente convinta di comunicare mentre invece stordisce e viene stordita da valanghe di messaggi, frasi rotte, filmati, immagini, informazioni false, informazioni monche, parziali, scalcinate, fuorviate e fuorvianti, balbuzienti e sgrammaticate, incomprese e incomprensibili. Milioni di persone che grazie ad esse perdono la capacità di riflettere, immaginare, leggere, pensare, orientarsi moralmente e materialmente. Generazioni intere che perdono l’intelligenza e i sentimenti, guidate nel cammino della vita dal piffero magico delle chat e dei social: analfabeti, incapaci di formulare un pensiero compiuto, di esprimersi in una lingua umana, di provare sentimenti profondi, a parte la rabbia e la disperazione, inevitabili quando la vita si svuota di significato.
Demenza digitale non è un insulto, una definizione azzardata con l’intento di colpire l’immaginazione, ma è purtroppo una menomazione cerebrale intellettiva, dovuta al non utilizzo di ampie parti del cervello, le cui funzioni vengono sostituite dagli strumenti cibernetici e dalla loro “intelligenza”. Di questo dobbiamo essere consapevoli, nascondercelo per evitare inquietudini e cambiamenti scomodi servirà solo a rendere i danni irrimediabili.
Rompiamo l’incantesimo, usciamo dal labirinto, noi abbiamo potere!
Abbiamo il potere del rifiuto consapevole, del boicottaggio, così temuto dalle multinazionali. Un potere che usiamo troppo poco.
Abbiamo il potere della parola, che ci permette di comunicare anche con chi non è nella nostra “chat” o nel nostro feisbuc o nella nostra lista meil.
Abbiamo il potere della scrittura, che ci permetterebbe di realizzare volantini e manifesti che arrivino nelle mani di persone a noi sconosciute, nelle caselle postali, nei bar, e di essere letti da centinaia, migliaia di persone.
Abbiamo il potere di minacciare l’economia di Israele, se il boicottaggio delle aziende che lo sostengono diventa di massa, anche grazie a questi nostri poteri. Quello che è un piccolo potere, se le persone che lo usano sono poche, è un grande potere quando diventano tante.
Colpire nei soldi coloro per i quali soltanto i soldi contano, e che sostengono l’esercito e lo Stato di Israele.
Certo, siamo impotenti nei confronti delle industrie degli armamenti: non siamo loro clienti. Ma, per quel che riguarda multinazionali come Amazon, Carrefour, Puma o Mc Donald, la loro forza sono i consumi di massa, e se la massa di consumatori diminuisce, la loro politica cambia.
Nei link trovate alcuni elenchi di compagnie da boicottare perché sostengono l’economia israeliana e, in alcuni casi, addirittura l’esercito israeliano. Per iniziare bene il nuovo anno.
https://bdsmovement.net/Act-Now-Against-These-Companies-Profiting-From-Genocide