Le emergenze che non emergono

Le vere emergenze non emergono. Nasconderle è uno degli scopi della falsa emergenza.

Allora proviamo a farle venire a galla, a dispetto della cortina di inganni ed omissioni creata dai media nella corrente (fognaria).

Le catastrofi climatiche continuano e si intensificano, ma rischiate di accorgervene solo quando vi colpiranno direttamente. Intanto, dopo i duecentocinquanta milioni di cinesi che se ne sono accorti nel 2020, essendo finito sott’acqua e fango tutto il sudovest della Cina, con città, case, strade, ferrovie, ponti e cinque milioni di ettari di raccolti agricoli persi, grazie alle piogge ininterrotte che li hanno flagellati dall’inizio di giugno fino a ottobre, ora se ne sono accorti i texani. Il 19 febbraio il Texas Tribune intitolava: “Molti texani sono morti a causa della tempesta invernale. Quanti sono non si saprà per settimane, forse per mesi”. Al 21 febbraio erano trentadue i morti accertati in Texas, molti erano semplicemente morti assiderati, dato che cinque milioni di texani erano senza elettricità, quindi senza riscaldamento, senza possibilità di cucinare, con le tubature dell’acqua scoppiate per il gelo, con temperature a quindici gradi sottozero, venti di bufera e neve. Altri sono morti asfissiati dal monossido di carbonio nel tentativo di scaldarsi, altri in grovigli di camion e auto provocati dall’asfalto ghiacciato. Decine di migliaia hanno avuto le abitazioni semidistrutte.

Ma quello che è successo per un tempo definito al Texas, potrebbe essere il destino definitivo di gran parte dell’Europa nord occidentale, di tutta quella parte d’Europa che si affaccia sull’oceano Atlantico, dato che la Corrente del Golfo si sta arrestando, sempre grazie al pauroso aumento di gas serra in atmosfera con conseguente riscaldamento della terra e anche, naturalmente, dei mari. L’aumento delle temperature dell’acqua, unito allo scioglimento dei ghiacci e quindi alla diminuzione della salinità, sta rallentando la Corrente del Golfo; il rallentamento è iniziato da cinquant’anni circa, in concomitanza e in parallelo con l’aumento stratosferico dei nostri consumi e dell’effetto serra. Ora uno studio di due centri di ricerca climatologica (è bene ricordare che gli scienziati del clima, a differenza di molti tecnici della medicina, non hanno conflitti d’interesse) ci dice che la Corrente del Golfo non è mai stata così debole.

Ed è la Corrente del Golfo che permette all’Irlanda di allevare pecore, all’Inghilterra di avere prati verdi e querce gigantesche, alla Bretagna di produrre cereali e allevare vacche, al Portogallo di coltivare vitigni. Mentre l’assenza della Corrente del Golfo non lo permette al Canada né al nord degli Stati Uniti, che si trovano sugli stessi paralleli. E’ la Corrente del Golfo, dunque, che permette, in tutte le aree della terra che influenza, la sopravvivenza di piante e animali che si sono sviluppati grazie alla mitigazione del clima realizzata da quelle acque calde circolanti nell’Oceano Atlantico. E l’Europa Occidentale è una di quelle aree, ed è minacciata dall’arresto di suddetta corrente, che ne cambierebbe il clima in maniera drammatica e catastrofica.

E cosa fa l’Unione Europea, la vivandiera dell’esercito delle multinazionali?

Per rimediare alle conseguenze del disastro ambientale e climatico che ci minaccia sempre più da vicino, su ordine dei suoi padroni tinge di verde le politiche dissennate che alimentano detto disastro. Per esempio, un esempio tra tanti, sovvenzionando le centrali a biomasse.

Nel cosiddetto Green New Deal del capitalismo annaspante ci sono miliardi per le cosiddette “energie rinnovabili”. Per esempio, parchi eolici in mezzo al mar, parchi fotovoltaici in mezzo al mar (non sto scherzando, guardatevi i documenti della UE) e altre amenità del genere, in cui le solite multinazionali, iniziando da quelle del cemento e dell’acciaio e delle grandi infrastrutture, per finire con quelle dell’energia, guadagneranno un sacco di soldi, consumando somme mortali di energia già solo per realizzare le loro “fonti energetiche rinnovabili”. Se la cantano e se la suonano e alla loro musica ballano gli Stati e i superstati come l’Unione Europea. Inoltre, nella “conversione energetica” dell’Unione Europea, energie rinnovabili sono considerate appunto le centrali a biomasse. Per nutrire le quali si stanno rapando a zero le foreste degli appennini italiani. Querce e faggi secolari bruciano in pochi minuti per produrre questa “rinnovabile” energia. Peccato che ci vorranno secoli per rinnovarla.

La faccenda è tanto sporca che ha suscitato l’indignazione di gran parte delle associazioni ambientaliste e persino di cinquecento scienziati, che hanno firmato una lettera a vari capi politici per chiedere di arrestare questo scempio sovvenzionato coi soldi dei contribuenti. Scempio che costa ai contribuenti europei circa 7 miliardi l’anno. Le imprese forestali, e anche le mafie, ringraziano. Le foreste muoiono. il dissesto idrogeologico aumenta, l’effetto serra viene incrementato. Forse ora, grazie all’emergenza che non c’è, i soldi stanziati per le centrali a biomasse aumenteranno, rendendo più gravi e pericolose le emergenze che non emergono.


Articolo di Sonia Savioli Da Arianna Editrice – Rassegna stampa