di Sonia Savioli
Il regno della morte è quello di cui l’uomo è sovrano. Ma io canto i ribelli, coloro che resistono e non si piegano.
Nel regno della morte
la vita è piccola, nascosta
come le fate dei fiori
come i topi campagnoli
deve trovare buchi nella terra
cavi negli alberi
piccole correnti, rivoli
coperti d’erba e foglie
può solo bisbigliare
e stare all’erta.
Deve sperare
che l’uomo non la scovi.
Forse ci salveranno i topi
e i piccoli uccelli,
gente così,
come le cinciarelle,
felice
di ogni briciola di vita
che il tempo gli concede.
Gente che la tempesta
dovrebbe cancellare
e che invece rispunta
da ogni angolo
come fiammelle nuove
dalla brace smossa.
Gente che il vento arruffa
e scompiglia e porta
in palmo di mano
come minuscoli
fragili tesori
venuti da lontano,
gente felice di un seme
di una briciola
di un canto o di un odore
di splendere un momento
come pulviscolo di brina
nel grande firmamento.
Gente che può valere
come un pianeta intero
perché è l’intera vita
e la sua gioia,
l’essenza profumata
di quello che sarebbe
la terra
senza il regno della morte.
Gli scoiattoli giocano
nell’oscurità del leccio
sono ombre che saltano
tra le ombre
morbidi ciuffi che ondeggiano
tuffatori spensierati
dall’estremo coraggio
e di noi non si curano.
Solo ogni tanto
ci fanno il dono
di un’occhiata fugace.
Non ci capiscono
e nel dubbio
ci tengono in disparte.
Le rondini sono
le stelle del giorno:
fiammelle di buio
nella luce del cielo,
araldi di mondi lontani
e segni familiari
delle nostre quotidiane scritture.
Partono – si spengono-
ci dicono che passa il tempo
si accendono – ritornano –
ci dicono che il tempo non passa.
Ricamano una tela di sogni,
come lenzuola in un prato
che le madri dispiegano al vento
e i bambini ne afferrano l’onda
e la tengono stretta ridendo,
ne rinnovano il moto.